Il progetto seguito dalla Dottoressa Marcella Mistrali continua.
In primis, partendo da alcuni esercizi di riscaldamento gli studenti hanno da un lato preso confidenza con il materiale, dall’altro riscoperto il gioco manipolatorio con i Lego® creando la base per i lavori successivi, incentrati sulla tematica di riferimento. Il divertimento creato attraverso alcuni giochi ha permesso di abbattere le barriere che i ragazzi hanno mostrato rispetto alla tematica delle emozioni. Il tema e l’esperienza stessa di raccontare il proprio sentito portato infatti in prima battuta a delle resistenze comunicative. La difficoltà, già di per sé insita di questa adolescenziale, in questo caso era legata soprattutto alla vergogna rispetto al gruppo classe. Hanno infatti utilizzato spesso la difesa dell’ironia, ma, ciò nonostante, hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco, esprimendo i loro pensieri, emozioni e in alcuni casi raccontando i propri vissuti. Anche quando la problematica è stata solo citata e non approfondita, è comunque risultata come uno spunto per delle riflessioni di carattere generale.
L’utilizzo dei modellini Lego® e della funzione metaforica dello storytelling ha aiutato a scaricare a terra e a evidenziare alcune delle tematiche più sentite dal gruppo classe: ovvero l’emozione della rabbia che viene agita nei diversi contesti sociali e di gruppo, dell’orgoglio e della vergogna, quest’ultime legate al giudizio del gruppo dei pari.
La relazione tra emozioni vs comportamento, rapporto mente e corpo sono stati discussi ampiamente e attraverso diversi esempi e vissuti dei ragazzi. Il gruppo è fortemente portato ad agire le proprie emozioni ed in questo senso è stato per loro utile fermarsi e lavorare cognitivamente sui loro vissuti. Compito certamente per loro complesso, perché vuol dire lavorare nel presente, mentre sono molto spostati nel futuro, sia in senso positivo, perché emergono come un gruppo che si pone degli obiettivi e dei sogni, ma anche in senso meno costruttivo, ovvero perché preoccupati o rassegnati rispetto a degli scenari che sentono come obbligati, già scritti.
Nel secondo incontro ci siamo quindi focalizzati sui loro bisogni e sulle relative emozioni, laddove i vissuti vengono visti come una mancanza o viceversa come uno stimolo a fare. Attraverso le costruzioni di modellini Lego® abbiamo ragionato sui concetti di felicità vs successo (inteso anche come ricchezza economica) e di felicità vs benessere (inteso come “essere sé stessi, sentirsi liberi, in assenza di giudizio e circondati da affetto”).
Nell’ultimo incontro, il gioco simbolico “dell’Isola che non c’è” (ovvero la creazione di un’isola ideale in cui poter portare 5 cose essenziali alla tua vita) e la rappresentazione di gruppo con i mattoncini, ha portato a ragionare sulle competenze e gli elementi che servono per stare bene.
Individualmente sono riusciti a identificare il loro ideale e a creare il loro “atollo felice”, caratterizzato oltre agli utensili primari, dagli amici/fidanzata, famiglia e le loro passioni (sport e videogiochi). L’esercizio prevedeva poi di creare una unica comunità in cui mettere simbolicamente a fattor comune i vari elementi. Questa seconda parte è risultata più difficile e ne è emersa la necessità invece di distinguersi. Una spinta che potrebbe essere collegata alla necessità in adolescenza di separazione- individuazione, processo che avviene proprio attraverso il confronto con l’altro.
Di nota, infine, la necessità secondo alcuni in questa ipotetica isola, di creare una nuova lingua, che da un lato identifica il bisogno di integrazione da un punto di vista culturale, ma allo stesso tempo ha fatto emergere la presenza nella classe di un risentimento per un vissuto di emarginazione.


